Mi chiamo Tiziana Grasso e sono una psicologa. Se non avete ben chiaro cosa faccia uno psicologo, non disperate: un po’ ne parlo su questo blog, un po’ vi sarete fatti delle idee dai film e dalle serie tv. Senza girarci attorno, vi dico che spesso gli psicologi di film e serie tv sono ben lontani dalla realtà, così come Dr. House poco assomiglia al medico che potreste incontrare al Pronto Soccorso.
Vi sarà anche capitato di sentire delle barzellette sugli psicologi o di vedere delle vignette. Spesso veniamo così rappresentati: un paziente con un filo aggrovigliato di pensieri e uno psicologo che dipana la matassa. Ecco, per me questa immagine, così semplice nella sua essenza, è molto più realistica degli psicologi dalle mille sfaccettature visti in tv.
La parola chiave di questo articolo è: semplice. Nella realtà è una parola che, invece, complica le cose. Spesso infatti si cade nell’errore di pensare che semplice sia sinonimo di superficiale. C’è chi crede che non si possa parlare di alcuni argomenti senza usare parole difficili o concetti complicatissimi. Per rimanere nella mia professione: mi capita di sentir dire frasi come “lo psicologo si occupa della complessità della mente umana”. Bene, è vero, ma ci occupiamo sopratutto di semplificazione.
Durante una psicoterapia, semplificare può voler dire scomporre un problema in parti più piccole e di conseguenza, più facili da affrontare. Un altro esempio può essere aiutare una persona a trovare la propria scala di priorità nel momento in cui percepisce un grande caos. Semplice non è quindi il contrario di complesso, ma è una parte della complessità.
Un’altra errata ma diffusa credenza è che qualcosa di semplice sia qualcosa di poco valore. Su questo argomento mi vengono immediatamente da citare due classici: Jung e i Peanuts. Mi viene in mente cosa dice Jung riguardo al simbolo:
Ciò che noi chiamiamo simbolo è un termine, un nome, o anche una rappresentazione che può essere familiare nella vita di tutti i giorni e che tuttavia, possiede connotati specifici oltre al suo significato ovvio e convenzionale. Esso implica qualcosa di vago, di sconosciuto o di inaccessibile per noi.
Per Jung, il simbolo è qualcosa di semplice, quotidiano, ma che rimanda ad un significato talmente complesso che non si può comprendere appieno. Per lo stesso motivo mi sono venuti in mente i Peanuts. Snoopy, Charlie Brown e tutti gli altri personaggi sono amati perché toccano con semplicità, in quattro vignette, le corde più profonde di ognuno di noi.
Cosa succede quindi durante una seduta di psicoterapia? Per quanto mi riguarda, più che navigare nelle complessità, si impara a dipanare matasse, ad alleggerire le complicazioni. Si impara che le cose semplici sono le cose più ricche e complesse.
Bibliografia:
- Jung, C. G., “L’uomo e i suoi simboli”, Tea 1991