La storia della psicologia racconta di molti autori, ognuno influente per una sua peculiarità. Tutti conoscono Freud, molti conoscono Jung, qualcuno Winnicott, ma tanti altri sono pressochè sconosciuti tra i non addetti ai lavori. Jung dice che la teoria di ogni autore rispecchia la sua storia, ed è per questo che ogni clinico sottolinea aspetti specifici dell’ uomo.
Ma i meno conosciuti dicono cose così lontane da meritare poca attenzione? Assolutamente no, è chiaramente la risposta. Possiamo trovare collegamenti ovunque. ad esempio, ascoltavo “L’anima non conta” e mi sono fermata su queste parole:
ti dicono bravo bravo sei speciale ma quanto sei bravo sei un portento sei geniale
ma finché non te lo dice lui o non te lo dice lei non conta
Due versi in cui credo ci possiamo riconoscere tutti e che rimandano alla psicoanalisi interpersonale di Sullivan, alle psicologie dell’identità e del Sé di Erikson e Kohut. Cosa hanno in comune questi autori e i due versi citati? Riconoscono l’importanza della relazione tra due persone nella costruzione della propria autostima e del senso di Sè. In modi diversi, Sullivan, Erikson, Kohut e le scuole che hanno sviluppato il nostro pensiero, ricordano come l’uomo sia alla costante ricerca della relazione con altre persone significative. Ci dicono che non solo il bambino si nutre fisicamente e psichicamente nella relazione, ma che anche l’adulto ha bisogno di sentirsi riconosciuto dall’altro. Ovvero: “finchè non te lo dice lui o non te lo dice lei non conta”
Abbiamo sempre bisogno degli altri per la nostra autostima? Sì e no. Come ogni cosa in psicologia non c’è niente di assoluto e ogni esempio va contestualizzato. Ciò che voglio dire oggi è che, in una certa misura, abbiamo bisogno di sentirci riconosciuti da persone per noi importanti. Un sano senso di Sè è personale, ma viene costruito attraverso le relazioni. Per tutta la vita ci definiamo e ci riconosciamo in base al nostro ambiente e alle persone che stimiamo e amiamo.
Lo sviluppo dell’autostima, delle proprie capacità e del proprio senso di Sè, avvengono in un contesto relazionale e vengono costantemente modellati e rivisti. Ogni incontro, ogni persona può contribuire a modificare e rivedere queste parti di Sè. Ma quel Lui o quel Lei (che noi psicologi chiamiamo “altri significativi”), hanno un peso maggiore in questa definizione, perché “quanto sei bravo sei un portento sei geniale” sono parole poco importanti se non vengono dette da qualcuno che per te conta.
Bibliografia (e non solo):
- Mitchell, Black, 1995, L’esperienza della psicoanalisi, Bollati Boringhieri
- Carotenuto A., 1991, Trattato di psicologia della personalità, Raffaello Cortina Editore
- The Zen Circus, 2016, L’anima non conta, in La Terza Guerra Mondiale, La tempesta di dischi.
- Foto: Carlo Marchisio http://www.carlomarchisioph.com/