Quando fa caldo cerchiamo l’ombra, non possiamo farne a meno. Ci fa stare bene, riusciamo a prendere fiato, ma non abbiamo lo stesso atteggiamento nei confronti dell’Ombra. Al di là di ombrelloni, pinete, boschi ombreggiati e sieste al fresco, c’è un altro tipo di ombra da considerare. L’Ombra junghiana, aspetto fondamentale di ogni essere umano.
Sia a livello archetipico, sia a livello letterale, l’ombra non esiste senza la luce. Non cè giorno senza notte, non c’è ruolo senza controruolo, direbbe Moreno. In questa prospettiva, conscio e inconscio sono necessari l’uno per l’altro. Rimanendo nella metafora sembrerebbe semplice definire come luce ciò che è conscio e come Ombra ciò che è inconscio. Ma le spiegazioni semplici non si addicono alla complessità dell’essere umano.
Per Jung, l’Ombra non si può paragonare tout court all’inconscio: “essa rappresenta attribuzioni e qualità ignote, o poco note, dell’ego, aspetti che appartengono essenzialmente alla sfera personale e che potrebbero senz’altro divenire coscienti” (M.L.Von Franz). Spesso assume una connotazione “negativa”, perchè nell’inconscio tendiamo a nascondere quegli aspetti che non ci piacciono.
L’Ombra quindi prende forma di parti interne “inferiori”, che provocano vergogna o disgusto. Questo avviene perchè tendiamo ad identificarci con parti “buone”, socialmente accettabili. L’Ombra dunque prende vita nei sogni come un personaggio brutto, grezzo, disdicevole. Nelle fiabe è l’antagonista dell’eroe, colui che gioca tiri mancini al protagonista, ma che fa sempre una brutta fine. Come dice la Von Franz, però, “l’Ombra non è necessariamente il male”.
Nelle fiabe, l’eroe affronta il suo antagonista, la sua Ombra. Se l’eroe è infatti buono, virtuoso, coraggioso, l’antieroe è cattivo, bieco, meschino. La lotta non è facile, spesso l’eroe subisce delle sconfitte o perde qualcosa di molto prezioso. Solo affrontando questo oscuro personaggio però, il protagonista può migliorarsi e conquistare la principessa e il regno.
Nella realtà, incontrare la propria Ombra ha lo stesso valore: ci consente di diventare persone migliori. “Quando impariamo a conoscere la nostra Ombra e a viverla un po’ di più, diventiamo più accessibili, naturali, umani, completi” (M.L. Von Franz). Se l’eroe della fiaba deve lottare con la spada, noi dobbiamo lottare con coraggio per vedere e accettare le nostre parti Ombra. Farlo significa integrarla in noi e renderla meno ostile, ovvero, evitare che ci faccia uno sgambetto quando non ce lo aspettiamo.
Nella psicoterapia, si impara ad essere eroi della propria storia, a scoprire la propria Ombra, ad affrontarla, a capirla. Si impara ad avere coraggio, a guardare più in là, per vedere che “l’Ombra è ostile solo quando sia ignorata o misconosciuta” (M.L. Von Franz).
Bibliografia:
- Jung C. G., “L’uomo e i suoi simboli”, 2011, Saggistica Tea
- Von Franz M. L., “Il mondo dei sogni”, 1990, Red Edizioni Milano;
- Von Franz M. L., “Le fiabe interpretate”, 1995, Bollati Boringhieri Editore, Torino.
Fotografia: Carlo Marchisio, www.carlomarchisioph.com