“La verità” di Brunori SAS è una delle mie canzoni preferite degli ultimi mesi. La scelta di scriverne su questo blog, però, va oltre il piacere personale. In Ad alto volume spiegavo come la musica sia legata al processo primario e al cervello emozionale. Questo articolo, invece, è ispirato dal testo della canzone.
Ma l’hai capito che non serve a niente
Mostrarti sorridente
Agli occhi della gente
E che il dolore serve
Proprio come serve la felicità
Il sorriso per coprire il dolore può essere una maschera sociale funzionale in alcuni contesti e momenti della vita quotidiana. L’occultamento profondo del dolore, tuttavia, non è funzionale. Le emozioni non possono essere controllate o modificate. Si può agire sul comportamento derivante da un’emozione, ma non si può decidere cosa provare.
Una parte importante del mio lavoro è spesso dare legittimità alle emozioni cosiddette “negative”, come, ad esempio, il dolore. Può succedere di aver paura, di non sopportare, di non permettersi di provare rabbia o dolore o tristezza. Queste emozioni vengono allora soppresse, occultate, nascoste o addirittura trasformate in sintomi fisici. Ma non si può eliminare un’emozione, di conseguenza, tutti gli escamotage usati per tenersene alla larga non sono d’aiuto. Il primo passo per non venire “sequestrati” dalle emozioni è la consapevolezza, ovvero l’accettazione di ciò che si prova.
Al di là del significato delle emozioni, è inevitabile che esse abbiano una funzione. Brunori dice che il dolore serve proprio come serve la felicità. È un buon modo per dire che il dolore va accettato e vissuto come la felicità. Ed è anche un modo per dire che si tratta di qualcosa di fondamentale. Sebbene sia spiacevole, non si può non provare dolore per una perdita, una lontananza, una malattia. Come si potrebbero affrontare questi eventi senza tristezza o sofferenza?
Nel film di animazione “Inside out”, nessuna delle emozioni ha ben chiaro che ruolo abbia tristezza. Sembra un peso nell’economia psichica di Riley. Ma è sul finale che la questione viene chiarita: Riley accetta il proprio sconforto e gli dà voce, si autorizza a parlarne. È un momento molto triste, ma è solo grazie a ciò che la famiglia la può confortare, riportando la gioia. Il dolore serve proprio come serve la felicità.
Fonti:
- Brunori SAS, “La verità”. A casa tutto bene, 2017, Picicca Dischi
- Goleman D., “Intelligenza emotiva”, 1995, Bur
- “Inside out”, Docter P., 2015, Pixar Animation Studio.