Ci sono momenti della vita in cui capita di sentirsi fermi, in una situazione di stallo, in cui non si sta bene ma non si vedono vie d’uscita. Si vagliano tutte le possibilità (se facessi così? se dicessi questa cosa?), ma la risposta che arriva dal profondo è: “tanto non cambia niente”. In alcuni casi, provare a muoversi tra le alternative può essere come stare nelle sabbie mobili: ad ogni movimento corrisponde un ulteriore sprofondamento.
Come si fa ad uscire da lì? Se non c’è possibilità, se non si trova la speranza, che si fa? Mi sembra chiaro che non c’è nè formula magica nè ricetta universale per risolvere la questione. Ogni persona ha la sua storia e i suoi motivi per essere bloccato in una situazione, per questo ognuno avrà il suo modo personale per trovare la soluzione al proprio dilemma.
Racconterò il mio punto di vista, quello di una terapeuta, e di cosa succede quando mi trovo ad accogliere storie ed esperienze che sembrano senza speranza. Il vissuto di chi mi racconta la sua vita dove non si può fare nulla perché tanto niente può cambiare, è apparentemente senza speranza, senza risorse, senza possibilità. Dico “apparentemente” perché essere di fronte ad un terapeuta a parlare della propria mancanza di speranza sui cambiamenti desiderati, è già un grande passo. Pensare che qualcun altro possa fare qualcosa per migliorare la propria situazione equivale a pensare che questa possa essere migliorata. Forse non si vede la speranza per sè, ma si crede che qualcuno possa averla. Già qualcosa.
Così, mi può capitare di avere una funzione vicariante di fiducia, ovvero, per un po’, tengo io la speranza che il paziente che incontro non ha. Funziona più o meno così: tu in questo momento non vedi via di uscita, io invece sì, ma non posso agire per te, così metto questa speranza sul tavolo, di modo che tu possa usarla quando ti serve. Può sorgere la domanda: perché tu vedi questa via di uscita che per un’altra persona sembra impossibile? Semplicemente perché, come psicoterapeuta, vedo quel potenziale di cui ho scritto qui.
Sì, ma quand’è che le cose cambiano? La cosa particolare della psicoterapia è che non c’è un momento specifico in cui una cosa accade. Può capitare di avere degli insight (delle lampadine che improvvisamente si accendono facendoci capire certe cose), ma non si riesce a descrivere il momento preciso in cui un cambiamento avviene. Semplicemente accade che in una seduta venga riportato un fatto nuovo (e positivo) con stupore, come se il paziente si chiedesse come sia possibile. Poi un’altra piccola cosa, poi un’altra, poi un’altra, tanto che arrivati ad un certo punto bisogna ammettere che la situazione iniziale è cambiata.
Tutta magia? No, tutto lavoro di ogni paziente che senza accorgersene, si porta a casa un po’ di speranza e fiducia. Ogni giorno, alle volte consapevolmente, alle volte no, usa questi strumenti nella vita quotidiana, che risponde con movimenti talvolta inaspettati. Perché anche star meglio richiede impegno, ma questa è un’altra storia.