Uno degli stereotipi dello psicologo ha a che fare con il passato: lo si immagina parlare dell’infanzia del paziente, di tutto ciò che è stato, senza sguardo al presente. Ci sono poi personaggi che si promuovono promettendo grandi cambiamenti “lavorando sul presente”, posizionandosi su un campo che, invece, è territorio della psicologia. Il lavoro dello psicologo non è di stare nel passato e non è di stare nel presente, è di creare collegamenti. Per vivere bene oggi è necessario lavorare sul presente, ma avendo bene chiaro il passato. Un muratore non costruisce un tetto se sa che le fondamenta della casa scricchiolano.
Mettere uno dopo l’altro i mattoncini e le tegole del proprio tetto, vuol dire lavorare su tutta la struttura, dalle fondamenta in su. Non si può scorporare il passato dal presente perché sono collegati strettamente fra loro come ogni parte di una casa. Le neuroscienze ci spiegano come la memoria, le emozioni, ma anche le parti più primitive di noi (ad esempio l’istinto di mettersi in salvo davanti ad un pericolo), non siano solo legate al presente, ma siano determinati dalle nostre esperienze passate. Semplificando il più possibile: se in questo momento mi sento arrabbiata, entra in gioco non solo l’evento che mi ha fatta arrabbiare, ma anche le mie esperienze passate di rabbia e le idee di rabbia che ho per come l’ho conosciuta nella vita. Certo, non sarò consapevole di tutte queste cose, ma le connessioni si attivano ugualmente senza il mio permesso.
Anche l’inconscio?
Esatto, se non sono consapevole di tutte queste connessioni, vuol dire che tiriamo in ballo anche l’inconscio. Se non sono consapevole di qualcosa, non vuol dire che non esista. D’altra parte non possiamo essere consapevoli di tutto ciò che ci passa dentro, ci saremmo estinti da un bel po’, ma dobbiamo farci i conti quando qualcosa non va e scegliamo di farci aiutare per stare meglio. Quindi per ora ci troviamo con tre elementi: passato, presente e inconscio. Sono tre elementi che si intersecano in modo così profondo che non possiamo parlare di uno senza toccare gli altri. Qui può sorgere una domanda: “ma se sono già collegati, perché lo psicologo deve facilitare collegamenti?“. Perché possono essere collegati in modo disfunzionale, oppure facciamo di tutto per categorizzare e tenere separati vari nostri aspetti. Possono essere tanti i motivi, la buona notizia è che le connessioni ed i collegamenti possono cambiare.
In psicoterapia si fa proprio questo: si creano nuovi collegamenti, si riadattano quelli che non sono funzionali, per trovare un nuovo equilibrio. Il lavoro è quindi nel famoso qui ed ora, ma con una gran consapevolezza del passato e di come agisce nel presente. Il famoso stereotipo del “mi parli del rapporto con i suoi genitori”: sapere questo ci serve per capire come abbiamo imparato a stare nelle relazioni, se ci siamo sentiti protetti o, al contrario, abbandonati. Non possiamo pensare che questo non abbia un ruolo anche oggi. Ma vi dirò di più.
Ancora più lontano
Anche se non li abbiamo conosciuti, se pensiamo di non sapere molto su di loro, hanno un’influenza sulla nostra vita presente i nostri nonni, bisnonni e tutti i nostri antenati. A volte in modo più consapevole, altre inconsapevole, ma le loro storie hanno collegamenti con la nostra che non possiamo non considerare. La psicogenealogia si occupa di questo: vedere come le persone sono influenzate dalle generazioni precedenti. Una terapia che tenga in considerazione questi aspetti si dice appunto transgenerazionale.
Qui può venire un po’ di timore che la psicoterapia possa diventare un’opera di scavo archeologico, sostando nelle soffite degli avi, senza trovare soluzioni per quello che ci sta a cuore oggi. In realtà, è un metter mano a quella soffitta per renderlo uno spazio vivibile per noi. La psicogenealogia si occupa del passato per poter lavorare sul futuro: il nostro e quello dei nostri discendenti.
Alla fine è tutto un collegamento
Non solo il mio passato, il mio presente, le storie dei miei antenati si incrociano con la mia vita attuale, ma lo fanno sia in modo consapevole che inconsapevole. Allo stesso modo, la psicogenealogia collega le conoscenze di diversi campi teorici: neuroscienze, teoria del caos, costrutti psicologici. Di solito parlo di contesto, in questo caso il passato è il contesto che mi aiuta a capire il presente di una persona. E se ho scritto articoli su articoli a dire quanto sia importante il contesto, oggi possiamo dire lo stesso sul nostro passato.
Quindi, perché è importante il passato? Perché ci aiuta in modo molto più pratico di quello che sembra a capire il nostro presente e ad utilizzarlo per muoverci verso un futuro nuovo. A cosa serve la psicogenealogia? Idem come sopra, serve per il futuro, lavorando nel presente guardando nel passato.

Un laboratorio che può fare per te.
Se ti interessa la pratica oltre la teoria, il 26 settembre 2020, terrò un laboratorio di psicogenealogia.
Sarà un modo attivo per vedere e lavorare sui concetti della psicogenealogia.
Vuoi esserci? Vuoi ulteriori informazioni? Scrivimi: dott.tiziana.grasso@gmail.com