Ovvero, c’è da impazzire a trovare una definizione.
Ciclicamente mi impegno a scrivere di psicodramma. Più di una volta ho scritto di quanto sia diffile trovarne una definizione. Non perché sia impossibile, ma perché non ne trovo una che mi piaccia. Definire qualcosa vuol dire tracciarne i confini generali, spiegare in poche parole un concetto. Ecco, ed è sempre qui che, secondo me, ogni definizione riduce, strizza e rende poco onore allo psicodramma. Eppure, tutte le settimane, partecipo a gruppi di psicodramma, conduco sessioni, seguo formazioni a riguardo, ma niente, scriverne è più difficile.
Oggi però, ho deciso che qualcosa dovevo dire. Non proverò a cercare definizioni, ma darò il mio personalissimo parere sullo psicodramma. Parere che, a pensarci bene, è più simile ad un atto d’amore.
Lo psicodramma nasce per strada, tra le persone e di questa origine ne mantiene le caratteristiche tutt’oggi. Nasce tra le persone e per le persone, non sappiamo se Moreno (il suo inventore), avesse un piano preciso, sicuramente presto si accorge che succedono tante belle cose in questi momenti sociali. Così, saltando a piè pari la storia dello psicodramma, ci troviamo ad oggi, a non molti anni da lì, ma in un mondo parecchio diverso da quello di Moreno. Eppure, durante le sessioni, succedono ancora tante belle cose e le persone continuano a tornare, spesso portano un’amico a provare questo psicodramma.
Ma allora cosa succede in questo psicodramma?
Succede che le persone hanno l’occasione di giocare un ruolo, ad esempio, di vestire i panni di madre, figlio, lavoratore, perché no, anche leone o unicorno. Ed è soprattutto nel passaggio seguente che avviene la peculiarità del metodo, il motore del cambiamento: si prova un’inversione di ruolo. Significa che si gioca anche il ruolo complementare, il cosiddetto controruolo. Per esempio, se sono un leone, potrò fare inversione di ruolo con la gazzella che sto per sbranare, o con il bracconiere che mi sta dando la caccia.
Mettersi nei panni di qualcun altro è un’esperienza trasformativa perché permette di sperimentare un punto di vista diverso. C’è molta differenza tra il pensare cosa può provare e pensare un leone e invece giocare il ruolo del leone. Ne avevo parlato attraverso le parole dei Depeche Mode.
Così, succede che, mettendosi nei panni dell’altro, chi partecipa ad un gruppo di psicodramma, si pone in una prospettiva diversa nei confronti di questo altro che poi così altro non è. Non a caso, qualunque psicodrammatista cita la poesia “Invito ad un Incontro” di Moreno. Perché lo psicodramma permette alle persone incontrarsi invece di scontrarsi, permette di vedere il mondo con altri occhi e accettare che non sia solo come lo vedono i miei occhi. Ora, la poesia la cito anch’io, perché non compare ancora su questo sito e sono gravemente in debito con questo signore.
Tutto qui quello che succede nello psicodramma? Assolutamente no, ma già questo potrebbe bastare per cambiare il mondo. Così, come sempre, vi invito a partecipare ad una sessione più che leggere che cos’è questa cosa che sfugge alle definizioni.
Un Incontro di due,
Occhi negli occhi, volto nel volto
E quando tu sarai vicino
Io coglierò i tuoi occhi e li metterò al posto dei miei
E tu coglierai i miei occhi e li metterai al posto dei tuoi,
Allora io ti guarderò con i tuoi occhi
E tu mi guarderai con i miei
J. L. Moreno, Invito ad un incontro, 1914