Perché ne parlo sul blog
La psicogenealogia e la terapia transgenerazionale girano attorno alla mia vita da molto tempo: sono argomenti che mi hanno affascinata da sempre, piano piano sono diventati materia di studio e poi strumenti quotidiani di lavoro. Non sono l’unica a provare un grande interesse, ogni volta che affronto l’argomento, trovo molte orecchie curiose che vogliono saperne di più. Ho pensato quindi, che il blog può essere un buon posto dove depositare, raccogliere e condividere tutto ciò che so a riguardo.
Cercherò di non ripetere ciò che si trova sui libri o informazioni facilmente reperibili. Il mio scopo, come sempre, è di dare un’impronta pratica al discorso e a condividere il mio punto di vista. In breve, più che la descrizione di un concetto, scriverò perché è importante, come si usa nella pratica clinica, a cosa serve. Non preoccupatevi, non sarà tutto condensato in un articolo, la materia è così ampia, che ci incontreremo in molti e molti articoli.
Lavoro e storia personale
Teoria e pratica: mi piace pensarle assieme, per questo spiego sempre, sia qui, sia in seduta, perché dico una determinata cosa o eseguo un’azione. Scrivere qui di psicogenealogia mi consente di raccontare una parte del mio lavoro, di portarvi con me nel dietro le quinte.
Oggi vi racconterò la mia storia: di come la passione per le vecchie foto e gli aneddoti di famiglia, si sia trasformata nel tempo. Quando parlo di psicogenealogia come strumento di lavoro, non posso escludere la mia storia personale e di come mi ha condotto fino lì. D’altronde, si parla proprio di questo: di come la nostra storia, attraverso i nostri antenati, anche quelli che non conosciamo, ci guida nel bene e nel male nelle nostre scelte.
Album di famiglia e scatole di latta
Ho avuto la fortuna di conoscere tutti i mei nonni e anche due bisnonne, di sentire le loro voci e i loro racconti. Mi è sempre piaciuto ascoltare le storie del passato, le avventure e gli aneddoti di vita. Passare del tempo dai nonni voleva anche dire metter mano ad oggetti del passato: vecchi giocattoli arrivati lì chissà come, cimeli che non si sapeva cosa fossero, scatole di latta piene di foto sparse. Con un po’ di fortuna, qualcuno poteva raccontare una storia su ogni cosa, dare un nome agli sconosciuti in foto. Laddove nessuno sapeva dire o raccontare, arrivava la fantasia a riempire i buchi. Non lo sapevo ancora, ma stavo costruendo la mia memoria familiare.
Crescendo le passioni non sono cambiate, anzi, si sono arricchite di nuove informazioni e di maggiore capacità di osservazione. Mi è sempre sembrato di giocare al gioco delle differenze: per ogni mia caratteristica pensavo alla persona da cui posso averla ereditata. Quando mi sono capitati tra le mani per la prima volta i libri di Anne Ancelin Schützenberger, quindi, mi sono sentita a casa e ho iniziato a percepire l’enorme portata dello studio della propria storia.
Fortuna o serendipità?
In “Psicogenealogia”, Schützenberger parla di serendipità e solo ora, scrivendo questo articolo, mi rendo conto che forse è proprio questo, e non semplicemente fortuna, il resto della storia. Già, perché sulla mia strada non ho incontrato solo i libri: è stato grazie a Leandra Perrotta e a Manuela Maciel che sono andata più in profondità. Le ho conosciute grazie allo psicodramma e con esso ho potuto apprezzare e stimare il loro lavoro. Non sapevo che ci sarebbe stato qualcosa di più. Come ogni storia che si rispetti, infatti, questo è solo l’inizio: Manuela e Leandra sono state allieve dirette di Anne Schützenberger, che ha lasciato a loro il compito di portare avanti la scuola di psicogenealogia.
Psicodramma e psicogenealogia sono strettamente collegati, Schutzenberger (che ha coniato il termine psicogenealogia) è stata una delle più grandi psicodrammatiste internazionali. Così, quando ho incontrato Leandra e Manuela, ampliare il mio amore per lo psicodramma con una formazione in terapia transgenerazionale è stato un attimo.
Durante il primo workshop introduttivo, ci hanno chiesto: in che percentuale siete qui per formazione professionale e quanto per questioni personali? La mia risposta è stata 50/50 per diversi motivi:
- la curiosità del tutto personale all’argomento;
- la voglia di lavorare sulla mia storia;
- la consapevolezza che quanto più conosco di me, tanto posso lavorare meglio con i miei pazienti;
- se voglio usare uno strumento nel mio lavoro, devo provarlo sulla mia pelle.
Torno a scuola
Una parola dietro l’altra, mentre scrivo, confermo l’idea che si tratti di serendipità: non era nei miei programmi prendere un treno per Parigi per seguire il corso introduttivo, nemmeno prendere un altro treno, per rifarlo qualche anno dopo e poi, iscrivermi alla scuola. Non era nei piani, ma così è andata, mi sembrava la strada più naturale da seguire e l’occasione più giusta da cogliere in quei momenti di vita (sia personale, sia professionale). Questa scuola si è trovata sulla mia strada nel momento giusto in cui potevo cogliere l’occasione di iscrivermi.
Cosa è importante per me di questo percorso? La risposta più scontata è: i contenuti, imparare cose nuove. Ma è anche l’aspetto più superficiale, è chiaro che a scuola si imparino nuovi argomenti. Mi sono iscritta perché c’è molto di più: è una scuola internazionale ed è stato importante mettermi in gioco su questo aspetto. Non si tratta solo di “aprire la mente su orizzonti più ampi”, significa lavorare fianco a fianco in un gruppo eterogeneo che vive sparso nel mondo e che diventa una grande famiglia allargata. il gruppo è un elemento centrale: è il luogo in cui si creano reti e relazioni, in cui si condividono idee che possono diventare progetti. Quando parlo di teoria e pratica intendo questo: la ricchezza dell’apprendere dall’esperienza e dalle relazioni, con la possibilità di costruire qualcosa di nuovo.
Connessioni
Potrebbe essere la parola che più rappresenta ciò che voglio dire: connessioni tra noi che viviamo in posti diversi del mondo, connessioni tra esperienze personali e professionali, connessioni tra materie, perché un aspetto affascinante della psicogenealogia è il suo intersecarsi con le più svariate discipline. Poter spiegare e leggere la realtà attraverso differenti sistemi che non si escludono, ma si integrano, è per me, una enorme boccata d’aria fresca.
La psicogenealogia e il transgenerazionale
La strada per arrivare qui, per me dura da tutta la vita, ma non lo sapevo. Quando ascoltavo le storie di vita dei miei nonni e ne restavo incantata, non avevo certo idea di che fosse la psicogenealogia o la terapia transgenerazionale. Cosa sono dunque?
La psicogenealogia è un’arte e una scienza. É un modo di procedere che ci consente di comprendere e di utilizzare al meglio la nostra eredità psichica o, se necessario, di trasformarla
Si apre così la prefazione di “Psicogenealogia” di Schützenberger, in cui spiega come abbia coniato il termine negli anni ’80, per spiegare “cosa fossero i legami familiari, la trasmissione e il transgenerazionale”.
Diventa importante definire anche la parola transgenerazionale: con quest’ultima intendiamo una trasmissione su più generazioni di qualcosa di non detto o non conosciuto, spesso compiti incompiuti. Parliamo di qualcosa di inconsapevole, almeno fin quando non lo scopriamo.
A cosa serve?
Nell’accezione teorica, servono a spiegare ciò che osserviamo nelle dinamiche interne di una persona e di come siano legate alle dinamiche consce e inconsce del sistema familiare. Nell’accezione pratica, servono a metter mano a tutto questo per promuovere un cambiamento verso il benessere e l’individuazione. Lo dice decisamente meglio Schützenberger: “accettare consapevolmente il proprio guazzabuglio familiare e mettere mano alla propria vita”.
Ognuno di noi ha il proprio guazzabuglio familiare, qualsiasi sia la nostra storia. Forse proprio per questo, ogni volta che parlo di psicogenealogia, l’interesse è sempre alto. Si tratta di qualcosa che interessa tutti e che può aiutare chiunque a fare ordine nella propria vita. Non importa quanto sappiamo o non sappiamo della nostra famiglia e dei nostri antenati, non facciamo una ricostruzione storica, ma una mappa emotiva di pensieri, sensazioni, fatti, fantasie sulla nostra genealogia.
Spesso proprio quando non si sa, un lavoro psicogenealogico scioglie misteri e alle volte anche sintomi e ripetizioni, mettendo in luce e, soprattutto, dando voce alle lealtà transgenerazionali.
Come la applico?
Nella pratica quotidiana del mio lavoro, la psicogenealogia è una guida indispensabile. La famiglia e le relazioni che si sviluppano al suo interno, sono una grande fetta del contesto di vita di ognuno di noi: in psicoterapia, non posso non tener conto di questo. È una teoria che mi accompagna attraverso i racconti dei miei pazienti e che aiuta entrambi a intravedere dinamiche, ripetizioni e ad aprire strade nuove. Il modo in cui prende forma può essere differente: da una semplice pista da seguire nella narrazione, a modalità più attive. Ad esempio, utilizzando lo strumento del genosociogramma o rappresentazioni tridimensionali attraverso i toys (piccoli personaggi di plastica o legno).
Mi piace poter lavorare con la psicogenealogia anche al di fuori di percorsi terapeutici e lo faccio attraverso workshop di gruppo. Sono piccoli gruppi in cui si lavora sulla propria storia familiare, per mettere a fuoco, alle volte scoprire cose nuove, quasi sempre aprire nuove prospettive sulla propria vita attraverso l’incontro con il passato. La pandemia ha reso un po’ più complesso portare avanti questo progetto, ma confido di poter ricominciare nella seconda metà di quest’anno (vi aggiornerò attorno a giugno 2021). I workshop sono un mio grande amore, luogo speciale dove posso aprire le porte del mio studio per accogliere chiunque abbia piacere ad approfondire l’argomento. Luogo anche dove posso unire la passione per i gruppi e lo psicodramma. Insomma, una esemplificazione di come aspetti personali e professionali si integrano.
Non è finita
Il cammino della psicogenealogia è appena iniziato su questo blog, mi sembrava importante spiegare come sia arrivata fino a qui e perché ritengo importante dedicarle uno spazio. Nei prossimi mesi, oltre a nuovi articoli, ho in serbo una serie di incontri online sulla psicogenealogia. Per ricevere gli articoli del blog e tutte le informazioni su gruppi e corsi via email, potete iscrivervi alla newsletter, scrivendo il vostro indirizzo al fonde della pagina.
Per tutte le domande, invece, potete scrivermi: dott.tiziana.grasso@gmail.com
I libri che ho citato e che sono le pietre miliari dell’argomento sono:
- Schützenberger A.A., “La sindrome degli antenati”, Psicoterapia transgenerazionale e i legami nascosti nell’albero genealogico, Di Renzo Editore;
- Schützenberger A.A., “Psicogenealogia”, Guarire le ferite familiari e ritrovare se stessi, Di Renzo Editore.