La responsabilità suona sempre due volte, ovvero, secondo post sull’argomento. In Sound of silence ho scritto della responsabilità delle parole, raccontando l’importanza che hanno in un rapporto psicoterapeutico. Qui, vorrei ampliare il tema, andando oltre la relazione terapeuta/paziente.
Si può andare ovunque parlando di responsabilità e credo che sia bene farlo in un luogo come questo, dove si scrive, si legge, si comunica e si dialoga. Ogni parola che si trova in questo blog ha un intento comunicativo: possiamo pensare al primo assioma della comunicazione di Watzlawick, ovvero che è impossibile non comunicare. Il blog nasce per raccontare qualcosa, spiegare concetti, fare riflessioni, ma la prima cosa che vuol fare è dirlo a qualcuno: i lettori. A questo punto, si aprono due riflessioni.
Perché comunicare?
Qual è il motivo che mi spinge a scrivere sul blog? Dire semplicemente “comunicare” è sicuramente di gran moda ma non spiega niente. Per me scrivere qui è avvicinare chi legge alla psicologia, spesso più alla psicoterapia e alla relazione terapeuta paziente. Posso esprimere delle opinioni, offrire il mio punto di vista su un particolare argomento. Difficilmente spiego concetti, quelli li trovate nei manuali, più facilmente scrivo i miei pensieri su cosa significa la psicoterapia e su come la psicologia faccia parte della vita quotidiana.
Ma un blog non è un diario personale, quello che scrivo verrà letto da altre persone e devo tenerne conto. Ciò non limita la mia libertà, ma stimola la mia riflessione prima di ogni pubblicazione. Ad esempio, avere in mente di scrivere per altri è un buon esercizio per mettersi nei panni altrui.
Se non mi faccio capire non ha senso
Il mio intento comunicativo è entrare in contatto con le persone, quindi devo farmi capire. Chi capita su questo blog probabilmente è indeciso se chiamare o meno uno psicologo, non ha chiaro come funzioni una psicoterapia, cerca informazioni per farsi un’idea.
Non avrebbe nessun senso se parlassi in gergo tecnico come se parlassi ad un collega. Come potrei farmi capire da chi cerca informazioni se parlassi la lingua degli addetti ai lavori? Probabilmente lo farei scappare a gambe levate, contribuendo ad arricchire lo stereotipo dello psicologo come persona fredda e distante. Quello stereotipo non mi va proprio giù e, ora che ci penso, può essere uno dei motivi che mi ha portato a iniziare a scrivere articoli sul blog.
E alla fine?
Alla fine il succo del discorso è: io penso molto alle parole che scorrono sulla tastiera prima di pubblicarle raccontando quello che penso. In quanto essere umano e in quanto psicologa mi assumo la responsabilità di quello che comunico. Il blog come strumento non cerca il consenso su un pensiero, possiamo non essere d’accordo su un argomento (anche su due), ma è importante la possibilità di esprimersi in maniera rispettosa.
Mi piace pensare di poter comunicare nel senso di mettere in relazione due o più persone, credo nella cultura dell’incontro. Il grande tema che ho scelto è quello della psicoterapia: possiamo averne visioni differenti, ma poterne parlare con rispetto è fare cultura.
Crediti:
- Questo post era tra le bozze da qualche tempo. Poi è uscito un articolo di Zandegù che mi ha fatto pensare che gli articoli sulla responsabilità non possono stare in un angolo.
- Grazie alla Bea per la foto.